giovedì 28 maggio 2015

La ragazza della porta accanto: La verità è peggio dell'horror

Il film del 2007, diretto da Wilson, è un film che corrode gli organi.
La storia è tratta dall'omicidio della sedicenne Silvya Lickens, considerato l'omicidio più sconvolgente di sempre, nel 1965.
La regia del film rende un'aria di pace, mai arriverai a capire se è uno scherzo, se stanno giocando, fino a pellicola inoltrata. Stacchi molto belli, per quanto riguarda la parte tecnica e una scenografia fantastica, come i dialoghi, forse le luci sono leggermente fastidiose.
Questo film è brutale, disturbante, così reale che pensi che non sia possibile. A far paura nel film, a disturbare, è la naturalezza nello svolgersi delle scene, il cambiamento della psicologia dei personaggi che apprezzavi e la normalità, come se fosse vita di tutti i giorni, nella quale si svolge il tutto.
La cosa più terrificante, vi invito ad informarvi, è che tutto è vero!
LA RAGAZZA DELLA PORTA ACCANTO: 96/100

mercoledì 27 maggio 2015

Salvatores: ribellione ed utopia

A volte ci dimentichiamo del premio Oscar Gabriele Salvatores eppure, quando si tratta di narrare temi sociali, il Gabriele nazionale non ha rivali!
I suoi maggiori successi si sviluppano proprio ad inizio carriera, l'ormai sessantaquattrenne Salvatores esordisce relativamente tardi, a 33 anni ( caso?), e subito il suo successo sale portandolo, in otto anni all'ambito premio Statunitense, non senza qualche altro riconoscimento.
Io, in verità, invito a vedere ogni film di Salvatores ma, per dirne quattro che ricoprano la carriera del regista e il tema di questa giornata, vedete: Mediterraneo, Puerto Escondido, Sud ed Educazione Siberiana.
Personalmente, il film ambientato nell'omonima città nell'ovest del Messico, mi ha appassionato particolarmente, tanto da battere in numero di volte di visione ogni altro film, con circa venti!
Salvatores meriterebbe il triplo del successo che ha e, per capirlo, bisogna guardarlo.

IS "is" not Islam: l'apertura al cinema.

Ancora esiste la censura, è vero, ma i registi riescono a fare il proprio lavoro e a portarlo oltre confine.
Dimostrano realtà di questi paesi che a noi sono sconosciute, addirittura lotte contro l'omofobia, per noi quasi inconcepibili in paesi come questi, eppure è così. Diritti delle donne,degli uomini, libertà di culto, tutti temi centrali di questo cinema.
Basti pensare a "La bicicletta verde" ormai famosissimo. Rimane perenne l'attrito con Israele, se non in Arabia Saudita, dovuto a motivi politici e non sono qui per esprimermi sulla politica.
Le differenze linguistiche arabo dialettali hanno, per molto tempo, bloccato anche la diffusione intro-araba del cinema medio orientale ma, oggi, appianate diverse divergenze anche con i diritti umani, il cinema supera i confini di quella terra chiusa e si muove verso l'occidente, che osserva (se attento) una cultura che a noi è praticamente sconosciuta. L'incostanza del cinema di zona degli anni '70/80 si è sostituita ad un boom moderno, fino ad arrivare a trattare il tema non solo tramite documentari o film estremamente seri, ma anche con il "grottesco" e il comico.
Piccola citazione va fatta al film "L'infedele", una storia che smaschera i pregiudizi sull'Islam,facendo vedere la parte liberale contrapposta alla parte estremista.
Citazione più celebre va fatta ai personaggi dell'ebreo Sacha Baron Cohen che, con i personaggi Borat e Alladin califfo di Wadya, sbugiarda l'occidente sul pregiudizio e critica l'estremismo, tutto alla luce del sole, con una comicità per niente velata.
Insomma, l'Islam si apre e che l'occidente si apra all'Islam.
Islam is not terrorism!

Cambio tutto in un atto, in un evento!

Influenzavano le arti classiche e, il cinema, si è preso la sua parte.
Che bella parola, rivoluzione (sociale,politica,sessuale etc...). Quanto è forte lo schermo?
Sappiamo che i documentari Luce servivano da propaganda al regime fascista, accenno a questo tipo di documentari anche ne "Il bambino con il pigiama a righe" ma, finita la guerra, arrivata la liberazione, il cinema si scatena in tutto il mondo, fino ad oggi.
Non so quanti film contiamo sulla seconda guerra mondiale, ma tanti da far venire i brividi e,da una parte all'altra del mondo, si parla di rivoluzioni passo dopo passo.
Anche in questo campo, la grande svolta rivoluzionaria è il '68 e la nascita dei registi militanti: Salvatores in testa tra tutti. La distopia classica dei film sostituita dalla speranza dell'utopia e la rivoluzione sessuale che arriva su ogni schermo, fino a svincolare la pornografia dalla censura.
Questo riguarda il nostro paese che, oggi, sta subendo un'altra rivoluzione sociale e vi faccio una domanda: Quanti film sulla mafia contate negli ultimi dieci anni?
Il cinema è uno strumento fortissimo, dai documentari ai corti e ai lunghi, è un'esplosione di idee e di rivoluzione.
Ogni volta che un paese cambia, il proprio cinema esce dai confini: India, Sud America e,oggi, alcune regioni medio orientali.
Continuando con gli esempi all'estero ci perdiamo:
Black panters,woodstock,Cuba,Jihad,Vietnam e addirittura rivoluzioni "futuristiche", un impatto sul cinema così grande che è dovuto sicuramente ad una sensazione di speranza!

Che, l'argentino: La rivoluzione al cinema.

Nel 2008 Soderbergh porta al cinema un film biografico che, comunisti e non, aspettavano da tempo: la storia della rivoluzione Cubana e le avventure, dalla Granma alla conquista di La Havana, di Ernesto Guevara.
Estremamente fedele alla realtà, il film si presenta benissimo: tratti di vita del rivoluzionario si alternano ad eventi a lui presenti, come l'incontro con Castro in Messico. La regia è buona ma le ambientazioni, la fedeltà al dettaglio della storia e un montaggio interessante, ti portano all'interno del film, quasi stessi lì con Ernesto.
E' un film destinato a diventare cult e sul quale non c'è tanto da dire: essendo un film biografico possiamo giudicarne la fedeltà alla storia, che c'è!
Rivoluzionari o no, guardate il film su Guevara più bello mai girato:
CHE,L'ARGENTINO:90/100

martedì 26 maggio 2015

Quale fu la prima fiaba ad arrivare sullo schermo?

Dalla fiaba dell'ispiratore dei fratelli Grimm, 1694, ad opera del membro dell'Accademìe, il letterato Charles Perrault, nel 1904 (riproposto nel 1908) abbiamo il primo cortometraggio fiabesco, proveniente proprio dalla Francia.
Si tratta di Pelle d'asino, famosissima fiaba secolare e meno fortunato sullo schermo, sotto la direzione di Capellani e Lorant-Heibronn.
L'esperimento, però, porta al successo cinematografico la fiaba nel 1970 con Jacques Demy, in cui Pelle d'Asino è interpretato dalla maestra Catherine Denueve.
Per una volta, la Francia fa scuola.

Disney è l'infanzia di tutti.

Provo sempre un pò di tristezza quando, nell'infanzia oggi, a classici Disney, vengono affiancate quelle porcherie d'oltre Asia.
La casa di Walt, più di tutte, ha rappresentato due cose:
1) tutte le svolte grafiche  cartone animato
2) Quelle fiabe, riadattate, che servivano a crescere.
Dal 1923, non senza qualche macchia riguardante la vita personale di Walt e presunti messaggi subliminali, la Disney rappresenta l'eccellenza nel mondo della fiaba per bambini.
Vogliamo parlare delle produzioni Disney? Assolutamente no, ci potremmo scrivere un saggio grande quanto il capitale di Marx e, il mio, vuole essere un articolo quasi di ringraziamento per ciò che la casa di produzione ha dato a miliardi di bambini nel mondo e continua a dare, sfornando successi e, qualche volta, anche qualche "flop".
Sappiamo che il fenomeno commerciale della favola di inizio secolo non si è mai fermato, ampliandosi in parchi, studios, collaborazioni che fruttano stipendi dirigenziali da 360 milioni l'anno, fatturando "appena" due miliardi ogni prodotto.
Volete far vedere qualcosa ai vostri figli, fratelli e sorelle, nipoti che valga? Inserite quella vecchia cassetta che sicuro avete ancora!

I Grimm estesi a macchia d'olio nel cinema.

Jacob e Wilhelm Grimm, filosofi famosi soprattutto per le loro fiabe,un culto della letteratura dal 1800 ad oggi.
Parlare di ogni singolo riadattamento cinematografico e ogni singola citazione dei famosi fratelli tedeschi, richiederebbe un articolo di pagine e pagine, limitiamoci quindi a fare qualche esempio e a vedere quanta influenza hanno avuto.
Lo sappiamo tutti, loro hanno reinventato la fiaba: tetra e romantica, macabra e piacevole.
Le fiabe dei Grimm bisognerebbe leggerle, perchè spesso mostrate in maniera diversa dall'originale ma appaiono riferimenti ai loro personaggi praticamente ovunque:
Biancaneve,Cenerentola, I musicanti di Brema, Cappuccetto rosso, Il gatto con gli stivali, Hansel e Gretel, Pollicino... chi non li conosce?
Tramite tutti ,ma soprattutto tramite la Disney, abbiamo una conoscenza quasi perfetta di quei personaggi.
Le citazioni,invece, non finiscono mai: non se le risparmia neanche Garrone in tales of tales e non finisce qui la fama dei Grimm, finiscono anche in prima persona sullo schermo per ben tre volte:
Cinderella di Tennant, 1998
I fratelli Grimm e l'incantevole strega di Gilliam, 2005
La serie, poco celebre in Italia, Grimm, dal 2011
Sono quei personaggi che non sentono il peso del tempo, dalla loro prima pubblicazione del 1812 sono passati 203 anni eppure la fama non accenna a placarsi.

Il labirinto del fauno: Una fiaba nell'incubo

1944, la spietata dittatura di Franco è salda in Spagna e il paese si trova a fare i conti con i tentativi di sovversione rivoluzionari.
Partiamo dall'inizio, la storia reale è più forte della fiaba in sè, perchè manca di pecche narrative.
La fiaba di Ofelia sembra quasi passare in secondo piano, ma si sposa bene con la storia che si svolge nel mondo reale.
Insomma, quasi tutto il film è fatto da due storie completamente differenti che pian piano si avvicinano tra di loro.
Passiamo a ciò che mi ha colpito di più: la regia! La regia di Del Toro è fatta bene, la resa di ogni spazio,intrecciato tra la location fiaba e quella storica,è data già da subito,prima che le narrazioni si uniscano effettivamente; Ho amato le dissolvenze di montaggio e le idee di stacco di regia.
Altra cosa che colpisce di questo film è la scenografia, con trucchi e costumi annessi, che è molto reale nel crudele mondo del fascismo spagnolo e molto surreale nel magico mondo di Ofelia.
Il finale del film è tutto da capire ed interpretare, poteva sembrare banale e invece è l'opposto.
Passiamo al punto debole della pellicola di Del Toro: lo sviluppo della fiaba stessa, lento e a volte debole e scontato, con più attenzione alla narrazione storica degli eventi ma è un film da vedere.
Per gli appassionati della sezione, amerete gli effetti speciali!
Cos'è,infine,Il labirinto del fauno? Basta leggere Baudlaire e il collegamento si fa pian piano più spontaneo, è i fiori del male!
IL LABIRINTO DEL FAUNO: 82/100

lunedì 25 maggio 2015

Quando la musica accompagna il dramma! La scena la riconoscete,vero?

2001,palma d'oro, Nanni Moretti, "La stanza del figlio".
Questa scena è la crudeltà del destino e dell'inconscio ma poco sarebbe senza quella canzone:
By this river,Brian Eno.
La musica sembra adagiarsi pian piano sulle spalle di Moretti,distrutto per la perdita del figlio ed è così che, una scena, non ha bisogno di pianti o grida ma di una canzone, quella giusta!
Down, down,down, ripete Eno e down down down va il tuo morale. Moretti, cosa sei riuscito a fare? Questa è una delle scene più belle di tutto il film.
La finzione e la confessione:
E' per un amico, ha la traduzione dei testi?
Ok, è per mio figlio, volevo fargli un regalo e poi, così, il regalo lo fa a noi e al cinema.
Notare, la canzone è tagliata e, nel momento in cui Moretti si rassegna e si rende conto di una cosa, cioè che è inutile, lui non farà tornare il figlio, la canzone passa direttamente alla seconda strofa e, mentre Nanni si allontana dal negozio,recita:
Cercando di ricordare perchè siamo venuti,venuti,venuti.
Io non so dire di più su questa scena,guardatela:
https://www.youtube.com/watch?v=CA5sisIOna0

Cinema: l'audio lo dobbiamo a loro!

Ecco a voi una fantastica foto. Cos'è? Un fonico sul set.
Come vedremo, la troupe cinematografica è una squadra enorme, quasi come una squadra di calcio (compresi i panchinari e i non convocati). Una troupe di venti persone, si definisce una troupe piccola.
Di altre figure professionali che ne fanno parte parleremo ma, oggi, siamo all'audio e parliamo di chi rende l'audio di un film sonoro.
Le ricerche vi condurranno, fondamentalmente, a due figure professionali:
Iniziamo da una, che si ramifica in tre: il fonico.
Il fonico è, chiaramente, colui che gestisce l'audio di un film:
1) fonico di presa diretta: sul set, non è lui ad avere il microfono
2)fonico di missaggio: a lui il compito di miscelare le fasi audio
3) fonico di doppiaggio: sostituisce i dialoghi a quelli originali.
La figura del fonico è altamente specializzata, mai che il fonico faccia un errore in una delle tre fasi, ne va dell'intero prodotto finale.
Al fonico, in fase di presa diretta, si aggiunge immancabilmente seconda figura: Il microfonista
Il microfonista è , volgarmente, il famoso uomo che tiene l'asta del microfono. E' pagato solo per questo? NO! Ovviamente, anche il microfonista è una persona specializzata, una figura professionale della troupe, ma a metà tra troupe e cast.
Il suo lavoro comincia con lo studio dei dialoghi e dei movimenti, d'altronde non può sbagliare a piazzare il microfono, entrando quindi nel vivo dell'azione stessa della scena: è una di quelle figure che deve conoscere al 100% il prodotto che si sta elaborando, perchè lui non può sbagliare.
Abbiamo solo scrostato la punta dell'iceberg di queste importantissime figure,per chi vuole lavorare all'audio ci sono diverse scuole professionali.
Ancora una volta, cari napoletani, vi consiglio la Pigrecoemme, dove il corso di fonica è tenuto da Carlo Licenziato, una delle figure più apprezzate del settore.
Oltre alla formazione di base di fonica e audio, Carlo offre lezioni sulle apparecchiature che si utilizzano e, soprattutto, sul come si utilizzano queste apparecchiature.

Storia del sonoro: L'importanza della musica nel cinema

L'invenzione del cinema si da al 1888, con la prima pellicola di ben due secondi. Due secondi di rivoluzione, ma siamo qui per parlare di altro, il sonoro!
A differenza di quanto si può pensare, il sonoro esisteva anche nel cinema muto, ma era fatto dal vivo o ripreso fuori sincro, data l'assenza dei microfoni. Parliamo infatti dell'inizio del ventesimo secolo, arrivò proprio dal nostro paese la prima sincronizzazione del suono con il video, ancora non parliamo di cinema sonoro, per quello dobbiamo aspettare ancora qualche anno.
Il sonoro, ovvero le voci, nasce nel 1927 con "Il cantante di Jazz" di Alan Crosland e, da allora, la rivoluzione.
Pian piano che i tempi andavano avanti,le ricerche sonore li seguivano. Dialoghi migliori, effetti e poi colonne sonore.
Oggi è tutto più facile: computer,digitale ma pensate a quanto ammontava prima la spesa.
La musica è una delle componenti fondamentali del cinema, la musica ci fa provare emozioni solo ascoltandola, immaginiamola inserita in un contesto audiovisivo adatto: a volte un film ci sta annoiando, perdiamo l'attenzione e poi arriva QUELLA SCENA, CON QUELLA MUSICA e si scatenano le emozioni, saresti capace di rivederla venti volte di fila senza mai annoiarti.
Ma cosa pensate che sia il cinema, se non l'unione finale di tutte le arti visive, scrittorie, letterarie e musicali?

The doors: a 20 anni dalla scomparsa, ci raccontano il poeta.

Oliver Stone, nel 2001, racconta la vita dell'ultimo poeta maledetto, non senza qualche intoppo, raccontiamo The doors.
La parte tecnica del film, audio, sceneggiatura, regia, scenografia etc... sarebbe da Golden globe, eppure non c'è mai stato un grande riconoscimento per questo film,
La cosa più particolare del film è l'atmosfera nella quale ci porta, psichedelica proprio come Morrison.Le musiche sono quelle dei Doors e alziamo le mani, ora: perchè questo film non merita grandi riconoscimenti?
L'errore più grande del film è la storia,Stone esagera ed enfatizza e, a volte , il personaggio poetico Jim Morrison, diventa quasi un buffone, un giullare. La critica e Ray Manzarek,che aveva fornito le informazioni per la produzione, ci sono rimasti malissimo, insieme a tanti fans del cantante come me.
Il film, tuttavia, non è da buttare, la follia e il genio di Morrison appaiono comunque chiari a noi "comuni mortali" e consiglio di vederlo.
Il momento della rottura di Morrison con la comune musica del tempo è segnata, come nella realtà, dalla famosa frase:
Father? yes son? I want to kill you! Mother...i want to fuck you. (The end)
Insomma, non il miglior modo per ricordare Morrison, ma un modo che può colpire.
THE DOORS: 64/100

domenica 24 maggio 2015

Case e festival del cinema indipendente.

Brevissimo articolo, volto ad elencare le maggiori case di cinema indipendente italiane e straniere, con il festival più importante.
Se intendete presentare qualcosa cominciate da qui:
Case Italiane:
  1. Atlantide Entertainment
  2. A.R.S. Film Roma Paolo Ferrantini
  3. Cattleya
  4. Colorado Film
  5. Fandango
  6. Lucky Red
  7. Melampo Cinematografica
  8. Mikado
  9. Officina Film
  10. Officine UBU
  11. Sacher Film
  12. Ierà
  13. WizArt Production 

  1. Case straniere:

  1. Lions Gate Films
  2. Newmarket Films
  3. Fox Searchlight Pictures
  4. Focus Features/Rogue Pictures
  5. Sony Pictures Classics
  6. IDP Distribution
  7. Warner Independent Pictures
  8. The Weinstein Company/Dimension Films
  9. Magnolia Pictures
  10. Paramount Classics
  11. Palm Pictures
  12. Picturehouse (
  13. THINKFilm
  14. Miramax

  1. fnt: Wikipedia.




per quanto riguarda i festival, basta cercarne e ne trovate tantissimi in ogni città, impossibili da elencare.
Sicuramente il più famoso è il Sundance film festival, dove arrivano anche i cortometraggi, attraverso selezioni nazionali che potete trovare in ogni città. Ogni anno si svolge a Salt Lake City, proprio dove dovrà nascere la più importante casa di produzione di cinema indipendente, già in costruzione, sempre della Sundance.


Indipendente e di successo

Qui sopra, un'immagine che tutti conoscono, una casa di produzione indipendente che tutti conoscono:
La Fandango: tante le produzioni, ultima nel 2013: Smetto quando voglio
Tanti da non contarli i successi. Oltre questa casa di produzione, ne contiamo almeno altre dodici famose e meno solo in Italia, alcune interamente dedicate al cinema indipendente, legate strettamente ai centinaia di festival italiani del cinema, da Palermo a Torino.
Se poi guardiamo all'estero, le case di produzione crescono e crescono a dismisura e i successi non mancano e uno tra tutti: Oscar alla migliore sceneggiatura originale per Juno, prodotto dal ramo indipendente della FOX e vincitore di numerosi trofei oltre l'oscar.
Insomma, il cinema indipendente non manca di riservare sempre grandi sorprese e molti lo preferiscono al cinema Major: sicuramente più intenso e più vero, non subisce forti imposizioni dalle case e dalle distribuzioni.


Basso costo, alto successo. Cos'è indipendente?

Il concetto di cinema indipendente, seppur risalente a trent'anni fa, rimane comunque una novità e un concetto nuovo.
L'idea di non dover essere Kubrick per fare cinema alletta molti e sempre più strumenti ce lo permettono.
Di case di produzione e di successi parleremo stasera, ora concentriamoci sui concetti base di questa branca del cinema, e non solo: L'indie nasce negli anni 80, non solo in campo cinematografico, ma un poco in tutti i campi dell'arte e raggiunge la massima espressione del suo successo nella musica e, da qualche tempo, nella settima arte.
L'indipendente va di pari passo con la tecnologia, anni '80 le prime videocamere accessibili a tutti e, oggi, il digitale, il web, le luci e i programmi di montaggio creano una nicchia che va sempre di più verso l'esplosione.
Attenzione, i costi sono abbattuti ma non minimi e nemmeno bassissimi; c'è sempre bisogno di produzioni e di calcoli ben delineati e ben chiari nella mente.
Oggi ci spingiamo verso l'esplosione di questo cinema, che spesso entra in trame psicologiche bellissime, ma di questo passo i nostri figli (spero) avranno accesso al cinema dalla porta principale. Insomma, ad ognuno il proprio tempo, noi accontentiamoci del ventunesimo secolo che, da questo punto di vista non è facile, non è difficile... dipende da noi!

Donnie Darko: Tra teorie fantascientifiche e dramma

2001. Kelly esordisce alla grande nel cinema indipendente, con quello che in pochi anni diventerà un cult: Donnie Darko.
L'opera non ha mai vinto un premio ma è sempre stata presentata fuori concorso, eppure la gente rimaneva a bocca aperta più per questa pellicola che per quelle in gara.
I personaggi sono particolarissimi, dallo stesso Donnie, interpretato da Gyllenhall, al coniglio Frank.
Cosa rende questo film spettacolare? Gli effetti no di certo, Donnie Darko è un film a basso budget.
La regia è bellissima, le locations e la scenografia pure, le musiche addirittura spettacolari e le interpretazioni...WOW.
La sceneggiatura e i dialoghi del film hanno creato vere e proprie frasi culto, una su tutte:
Donnie: "Perchè indossi quella stupida maschera da coniglio?"
Frank: "Perchè indossi quella stupida maschera da uomo?"
Tolti da mezzo i punti visibili, passiamo al perchè di questo effetto cult. La bellissima regia viene rafforzata da un soggetto studiato, ristudiato e ristudiato ancora,inserendo elementi di fantascienza studiati veramente dalla fisica: Il wormhole, il ponte di Einstein-Rose, la congettura di protezione cronologica di Hawking, meccanica quantistica, teoria del caos ed altro.
Aggiungiamoci l'atmosfera e il finale. Volete sapere come finisce Donnie Darko? Non lo avete capito e volete che qualcuno ve lo dica? ok... Donnie Darko ha circa dieci finali differenti e sei interpretazioni accettate e questa è una cosa bellissima.
Io ho la mia opinione ma il regista non si è mai espresso a riguardo, lasciando aperto un campo che, ancora oggi, ci porta dentro al film per provare a ricordare quell'ultima scena, quell'ultimo momento e dire: "no, non lo so"
E allora, in ultimo, scovate ogni segnale in D.Darko e godetevelo,ecco perchè il mio voto è inevitabile.
Donnie Darko: 100/100 con lode.

sabato 23 maggio 2015

Ultimi auguri,tifo per te!

Per chi ancora non avesse capito, dopo oggi, la mia posizione, IO TIFO NANNI MORETTI!
Questa celebre immagine lo ritrae nel 2001 con la palma d'oro assegnata a "La stanza del figlio".
Se andasse così, a quattordici anni di distanza, Nanni Moretti sarebbe il primo italiano a vincere due volte il titolo.
Quindi, cosa posso aggiungere? In bocca al lupo a tutti gli italiani in gara, super Auguri a Moretti! Vai Nanni, portaci questo trionfo a casa!

Moretti,Garrone e Sorrentino,vincete per il cinema italiano! / Moretti,Garrone and Sorrentino, win for italian cinema!

E' iniziata così l'avventura italiana a Cannes, tre eccellenti registi, tre eccellenti film e un solo pensiero: Io, quella palma, me la prendo!
La vinceremo noi? Non posso fare previsioni azzardate:
Moretti pare sia in testa su tutti, Garrone lo segue a ruota e la critica si divide su Sorrentino.
Insomma, il regista di Gomorra può ritenersi soddisfatto, comunque vada. Moretti ormai vuole l'oro e l'oscar Sorrentino si dovrà,forse, accontentare della nomination.
Mica male, il cinema italiano torna alla grande e lo fa con tre grandi film, pieni di voglia,entusiasmo e pieni di orgoglio italiano.
Altro che partite di calcio e mondiali, sono teso oggi come mai, aspettando il verdetto finale della giuria. Abbiamo fatto un'ottima figura.
Titolati sempre bene dopo la proiezione, i tre film raccolgono applausi (40 min. complessivamente).
Portate in patria il tredicesimo titolo,ragazzi, poi ne parliamo!

This picture is the begin of an adventure, the Festival of Cannes italian adventure, three excelents directors, three excellents films and just one think: I will win that palm!
Will we win? I can't make reckless forecasts:
Moretti is on the top, after him Garrone and the cinematographic critics are divided on Sorrentino's film.
So, Gomorra director can be satisfied,whatever happens. Moretti wants the gold price and the Oscar Sorrentino, maybe, will have to settle of the nomination.
Not bad, italian cinema is back with three great films and we're all waiting for tomorrow.
World soccer cup? Please, today i'm stressed as never, waiting the final verdict of the jury. We did it guys.
Good reception for the three after the first proiection of their films, we had 40 minuts of applauses.
Take in our nation the therteenth prize frome Cannes, guys, than we can talk about your works!

in breve: Cannes parla italiano

Palme d'oro? L'italia è seconda, prima se contiamo solo le europee. Riprendiamoci il festival.
Sappiamo che quest'anno siamo al concorso con tre film ma, in breve, qual è la storia dell'Italia a Cannes...?
E' una storia di tanti  successi ma qui parliamo solo della famosa palma d'oro.
Prima di passare al breve elenco, vorrei farvi notare quanto vincevamo prima e quanto vinciamo ora, fateci caso, per capire se veramente il nostro cinema deve ritrovare le sue origini, le sue fondamenta e ripartire o, almeno, rinnovarsi.
Detto questo, vi mostro l'elenco , fatto di nomi eccellenti di Italiani che hanno trionfato al festival, dal 1945.
1946: Roma,città aperta-Rossellini
1951: Miracolo a Milano-De Sica
1952: Due soldi di speranza-Castellani
1960: La dolce vita-Fellini
1963: Il gattopardo-Visconti
1966: Signore e signori-Germi
1967: Blow up- Antonioni
1972: La classe operaia va in paradiso-Petri
1972: Il caso Mattei-Rosi
1977:Padre padrone-Taviani
1978: L'albero degli zoccoli-Olmi
2001: La stanza del figlio-Moretti
DODICI PALME PER DODICI REGISTI E IL 2015?

Mia madre: Nanni colpisce tra le righe./ Mia madre: Nanni between the lines

Il pubblico non attento è rimasto perplesso. Cos'ha fatto Nanni? ve lo dico io: UN CAPOLAVORO!
La cosa più bella del film è senza dubbio la drammaticità resa, in un evento normale e proprio della vita, in maniera esagerata tramite le esperienze dei figli.
Drammatico quasi quanto La stanza del figlio, è un film da vedere più volte, per coglierne i particolari, i messaggi e le psicologie complesse che si celano sotto la trama.
Ogni messaggio, un particolare.
E' un film che scorre e ti tiene attaccato ( oggi non voglio neanche parlare di scenografia,sceneggiatura e regia, chi conosce Nanni sa che è perfetta) grazie a questa bolla di vetro che racchiude in sè tutti i personaggi e tutte le storie secondarie, inserendo il pubblico nel film e non come semplice spettatore.
Le interpretazioni degli attori sono fantastiche ma, a Margherita Buy, avrei preferito la Morante, già impegnata in altre riprese.
Il film non è il capolavoro di Nanni ma parla chiaro: Moretti è l'eccellenza italiana,convince la critica e cammina sempre sullo stesso livello.
Il film,ancora in programmazione, è stato acquistato e tradotto in venti paesi ed è attualmente in corsa per la palma d'oro di Cannes.
Insomma, vai Nanni!
MIA MADRE: 98/100

The unconcentrated public remained puzzled. What Nanni did? i say: A MASTERPIECE!
The most beautiful thing in this film  is, without doubts, the drama that you can found in a situation of your life, that should be normal but, here, is exagerated by the characters.
Almost dramatic as the "La stanza del figlio/ Son room", it's a film you have to see more than once, to understeand all the particulars,the messages and the characters psicology that are between the plot.
Every message, a new detail.
It's a film that you must see and you're not public, you are inside because Nanni created some secondary stories and characters that involving you.
20 countries transleted this film, go to see it!

venerdì 22 maggio 2015

Gomorra non è fango su Napoli.

La serie Gomorra non è fango su Napoli, ma il racconto e la denuncia di problemi della nostra terra che esistono e che sono impossibili da negare.
Gomorra è una serie ben fatta, una serie che segue una storia articolata nella sua semplicità e che mostra i camorristi per quello che sono, dei perdenti!
Sollima, Comencini e Cupelini dirigono una regia basilare, stando la forza nella sceneggiatura e nella storia stessa.
Ho qualche dubbio sull'arrivo della seconda stagione, non è che si trasformi da denuncia a prodotto commerciale?
Gomorra ha comunque un grande impatto mediatico, facendo incetta di premi al Roma Fiction Fest e arrivando ad essere tradotto all'estero,arrivando in Germania,Spagna,Inghilterra,Scandinavia,Sud e Nord America e il fenomeno non si ferma qui, esce infatti in alcune sale cinematografiche a settembre del 2014.
La produzione pretende altre storie tratte dal film di Saviano ed è qui che nasce: l'altra faccia di Gomorra, serie di corti dedicati allo stesso mondo e alle stesse tematiche, ma cercando di migliorare anche l'immagine dei ragazzi "di strada" e far capire che Napoli non è camorra.
Passando infine ad un punto debole della seria devo dire due cose:
La recitazione non sempre è perfetta
Le scenografie sono maestose ma non così tanto importanti
Sperando che questa serie scuota un pò le coscienze bloccate nell'omertà della mia città, spero che Gomorra non deluda e che continui a denunciare.
Gomorra-la serie (stagione 1): 86/100

L'accademia del cinema-Napoli

rimanendo in tema Napoli, parliamo di formazione.
L'accademia di Piazza portanova rappresentra l'eccellenza campana in questo campo.
Per chi si approccia al mondo del cinema, oramai è una certezza. Ideata da Corrado Morra, Rosario Gallone e Giacomo Fabbrocino (tutti e tre impegnati in corsi anche all'accademia delle belle arti di Napoli) può vantare diversi tipi di percorsi e un personale docenti altamente qualificato che, negli anni, ha distrutto la concorrenza sul territorio.
Lucio Allocca,Angelo Serio e Cristina Florio gestiscono i corsi di recitazione cinematografica.
Troviamo persone del calibro di Stefano Incerti,Antonio Mauriello e Renato Lori, probabilmente i migliori nei rispettivi campi. La scuola si amplia e si inserisce nel campo della fotografia e del fotogiornalismo, oltre ad essere anche un punto di riferimento per le produzioni.
Si muove ormai a tutto campo, blog,siti, mostre,produzioni e diversi riconoscimenti ( come il patrocinio della regione). Un'esperienza, una formazione e una possibilità di carriera in questo campo insomma.

Napoli vero centro del cinema italiano e non. Una storia d'amore che nasce con i Lumière

Non è un caso che io non abbia scelto il classico golfo o il Vesuvio. Questo posto, questo esatto posto, fu protagonista del primo cinema.
Nel 1898 I famosi fratelli francesi girarono qui e sul lungomare alcuni dei loro celebri sketch. Da allora Napoli continua a crescere, ancora oggi, nel panorama internazionale. Non solo scene girate grazie a locations di quasi ogni genere, ma anche alla ribalta internazionale grazie ad alcuni film del secolo scoro,  di questo secolo e personaggi legati alla città.
Da Troisi a Servillo, da Incerti a De Crescenzo, senza dimenticare De Curtis e i vari nomi che per Napoli sono passati: Salemme,Loren,Giuffrè, Arena, Rosi,Martone,Servillo e chi più ne ha più ne metta.
Napoli non ha solo prodotto, ha anche ospitato: parliamo di Manfredi, V.De Sica, Pasolini, Tornatore, Garrone (attualmente in concorso a Cannes per la palma d'oro con Tales of tales) e via discorrendo per altre centinaia di nomi che qui hanno lasciato il cuore.
Cos'è che attrae tanto di Napoli? Sarà che Napoli è l'eden e Gomorra, inferno e paradiso, Dr.Jekyll e Mr.Hyde? Inferno e paradiso intrecciati in paesaggi da sogno e contraddizioni sociali? Quel che sia, rimane un contorno perfetto per un film, qui c'è più cinema per strada che nelle sale.
Insomma, dai, lo sappiamo tutti: Napul'è mille culure!

Silenzio,parla Troisi!

Pare che la frase più detta del film sia : Amedè tu si scemo!
Presentiamo brevemente il film dal mio punto di vista personale: il migliore di Troisi per storia, sceneggiatura,montaggio,scenografia e significato.
Un'evoluzione rispetto ai film precedenti, con il tema dell'amore rivisitato con la solita comicità dell'attore e regista napoletano, fino a trasformarlo nella metafora del calesse. "L'amore è in due, se uno va piano, poi va uno solo, poi l'altro bisogna avere il coraggio di dire fine" M.Troisi
I personaggi: semplicemente stupendi, da Tommaso ad Amedeo, da Cecilia ad Enea e alla maga, minori o maggiori che siano, funzionano!
1991, Troisi inventa Troisi: sarebbe scomparso dopo tre anni dopo, o meglio, durante Il postino (1994).
La comicità è fuori discussione, Troisi fa ridere ma qui un pò di più e un pò di meno allo stesso tempo, come se avesse dosato la comicità e il drammatico con il contagocce, creando un prodotto vincente.
Insomma, non c'è molto da aggiungere, il pluripremiato lungometraggio del 1991 va visto,rivisto,analizzato,capito, per poi ricominciare dall'inizio fino a che non ti stanchi.
Io, dopo 20 anni, non mi sono ancora stancato ed il voto finale è inevitabile.
Pensavo fosse amore...invece era un calesse: 100/100 con lode!

giovedì 21 maggio 2015

Smaug: una novità, una sorpresa!

Un pò computer e un poco attore? Un attore drago? No, semplicemente Benedict Cumberbatch alle prese con il motion capture.
Il realismo dei movimenti di questo personaggio di fantasia è dovuto proprio a questo, sotto tutta questa ricostruzione, si nasconde un attore.
Premiato come miglior personaggio animato nel 2014, Smaug rappresenta un'evoluzione grafica, tutte le tecniche messe a disposizione della regia e della troupe di montaggio si rivelano vincenti, in quello che viene definito: "il miglior drago della storia del cinema".
Poco fedele al romanzo di Tolkien, risulta comunque efficace sul pubblico, Poco da dire sul personaggio,molto da dire sull'animazione: non è giusto parlare di tecniche ma è bello parlare dell'effetto finale, anche perchè non è la prima volta che vediamo l'utilizzo della tecnica, ma è forse uno dei migliori esempi della riuscita della tecnica stessa.
Una delle più belle di sempre, anche se non per tutti la migliore.
Insomma volete vedere Smaug? Eccolo!
Non male come trasformazione, vero?

Le magie del green screen

Devo trovare quel posto! Chi non lo ha pensato guardando film epici?
Peccato che, quel posto, si trova in un enorme magazzino, negli Universal Studios, La stessa scena di sopra, tratta dai film di Jackson, non esiste!
Ok, capisco la delusione di chi pensava fosse qualche castello in Oceania o chissà dove, ma passiamo al dettaglio dell'articolo.
Cosa ci vuole per usare bene un green screen?
Innanzitutto un'idea precisa di ciò che vuoi perchè, come si può notare, parte della scenografia, dove poggiano gli attori e si svolge la scena, deve essere costruita e tutto deve essere al posto giusto. La bravura dello scenografo deve andare di pari passo con quella dello sceneggiatore e del regista. Qui conta più che mai.
Seconda cosa, le luci: Dio solo sa quanto è importante che la luce sullo screen sia giusta, consiglio di seguire anche tutorial su internet perchè, anche questa, è una tecnica in continuo aggiornamento.
Terza cosa, la più scontata, dovete saper ricostruite il paesaggio che volete altrimenti il green screen diventa quasi inutile. Immaginate questa scena con uno sfondo nero dietro, ti porterebbe davvero all'interno del film?
Quello che vi dico è che gli effetti possono imparare a farli tutti, quindi non scoraggiatevi se pensate a scene epiche che devono essere finte, ci sono tecniche su tecniche anche per chi non è esperto.
E' finto? Ma anche nella finzione ci vuole bravura!

l'abisso tra le due trilogie. Dai premi della critica alla critica.

Dopo la trilogia de "Il signore degli anelli", Jackson crea un altro capolavoro, ma trattasi di Amabili resti.
Lo hobbit,invece, si presenta per quello che è, un mero prodotto commerciale.
Le aspettative erano molte, ed è forse questo a deludere anche i fan più accaniti del regista e dei romanzi di Tolkien.
Il finanziamento per 650 MLN di dollari è sicuramente triplicato nelle entrate ma la critica non ha mai premiato la trilogia prequel, anzi...
Non si può dire che sia fatto male ma aumentano gli spazi morti e le scene riempitive e, stavolta, neanche il genio di Jackson può qualcosa rispetto alle imposizioni di Produzione.
Non è sicuramente un fallimento totale ma è chiaramente uno di quei prodotti che hanno il boom iniziale, per la fama della quale già godono, e poi tendono a scemare rapidamente. Non mi dilungherò sul film, la questione è un'altra: perchè? perchè fare questa trilogia se non per sfruttare l'onda di un successo? Spariscono i bei significati della trilogia del decennio precedente, rimangono effetti visivi e paesaggi mozzafiato ma, a questo punto, un documentario sarebbe stato meglio.
Insomma, questa volta, Jackson potrebbe aver fallito: nessun premio rilevante, l'ultimo capitolo che passa quasi inosservato ed un tradimento ai fans più fedeli. Ci si aspettava di più,molto di più.
Questo non toglie che esiste gente che ama questa trilogia, gente che si è appassionata ed un pubblico di assidui difensori ma l'abisso con Il signore degli anelli è enorme in quasi tutti i campi.

Lord of the rings: Nel secondo stavano prendendo solo la rincorsa per volare

E' difficilissimo recensire una trilogia così lunga, così premiata e così conosciuta e amata come Il signore degli anelli in breve ma proviamoci:
I film di Peter Jackson, liberamente ispirati ai romanzi di Tolkien, sono celebri e, insieme alla saga di Harry Potter, hanno accompagnato la generazione nata nel '90 attraverso una storia fantastica.
L'arma a doppio taglio della trilogia è stato il finanziamento ma, soprattutto, le imposizioni della casa di produzione: 208 minuti di film e il regista ha avuto grandi difficoltà ma, per meriti, è riuscito ad ovviare quasi sempre a questo problema e l'incetta di trofei, non solo ad Hollywood, lo dimostra.
Ora andiamo per ordine.
Il primo è il più bello, se parliamo di soggetto, ma non il più coinvolgente dei tre. Succede molto, davvero troppo per raccontarne anche solo un pezzo, ma il green screen e la scenografia ci regalano paradisi in terra. I dialoghi sono molto belli e pieni di significato, le musiche ti accompagnano e le scene inutili sono inesistenti, nonostante le 3:20:00 di pellicola
Il successo è inarrestabile ma, ovviamente, per trovata commerciale, la produzione ci prova. Le due torri ci regala un film diverso, meno significativo. In tantissimi punti le scene tendono a riempire e gli eventi importanti si ritagliano piccoli spazi, ben sfruttati da Jackson per fortuna che riesce, se non a fermare il calo di successo della trilogia, quanto meno a controllarlo e a regalarci comunque una buona esperienza visiva, attraverso scelte di tempo che fanno apparire colpi di scena e scene importanti anche lì dove non ci sono,piccola pecca di regia: l'estrema confusione nelle battaglie. Comunque, anche questo, è solo un passo indietro per la rincorsa.
Il ritorno del re: la compagnia dell'anello ha una storia più bella ma, Jackson, fa volare il terzo capitolo della saga, quello finale alla grande: risolve tutti i piccoli problemi che esistevano nei film precedenti, non sbaglia nulla. Il suo team da il meglio e si vede: il film vince tutto ciò che può vincere, meritatamente.
Insomma la trilogia è un capolavoro, un cult di inizio secolo destinato a rimanere per sempre nella storia del cinema.
La compagnia dell'anello: 94/100
Le due torri: 85/100
Il ritorno del re: 98/100

mercoledì 20 maggio 2015

web series-web directors: io ci credo!

Cresce sempre il fenomeno youtube e si rinnova costantemente.
Potrei annoiare con una lista infinita di web series trasmesse dal "tubo" ma perchè farlo? Diciamo piuttosto, ai ragazzi che approcciano il mondo, come e perchè utilizzare questa piattaforma.
Non puntate a fare i milioni perchè non succederà, però vi da una buona opportunità per farvi notare.
Come già scritto in un post precedente, ottenere finanziamenti per i giovani, è difficile e la strada più veloce è la gavetta e l'esperienza sul campo, ma questo non vuol dire che non ci si può creare una propria esperienza e, se si hanno le idee, perchè non farlo?
Non esagerate nel creare, fate vedere ciò che valete in base agli strumenti che avete a disposizione, altrimenti, fare il passo più lungo della gamba, potrebbe farvi cadere nel dimenticatoio o,peggio, nella categoria "TRASH", non proprio un sogno per un regista.
L'articolo è breve ma, in fondo, c'è poco da dire. Voglio che comunque il fenomeno cresca e sapere che ogni tanto, dal web, esce qualcosa di buono, rende più sereno me e tanti come me che approcciano la carriera.
Insomma, producete, non vi fermate. Prima o poi i risultati arrivano!

Serie tv: un mondo in costante crescita, cosa cambia da un film?

Aprile 1956: la rete nazionale italiana trasmette "Le avventure di Rin Tin Tin", il successo è immediato e, dopo venti anni, RAI e Mediaset cominciano a produrre le proprie serie tv.
Cosa cambia da un film ad una serie tv?
Innanzitutto, per dirlo in termini letterari, il film è un racconto, la serie tv è un romanzo in piena regola: Ore e ore di intrattenimento ma quanto contano qui i normali canoni del cinema?
A mio parere la regia, gli effetti speciali e il resto passano completamente in secondo piano, facendo primeggiare la sceneggiatura, il soggetto di ogni puntata e i dialoghi,
La serie tv, rispetto ad un film, è un azzardo, un progetto che devi essere pronto a portare avanti, magari per anni e, stagione dopo stagione, rinnovare senza mai fargli perdere il significato di tutta l'opera.
Fare una serie TV è veramente difficile, spesso al regista si affianca non uno, ma un intero team di sceneggiatori, pronti a regalarti quelle ore ed ore di intrattenimento, cercando di tenerti incollato allo schermo.
Se vogliamo esprimere in altri termini, il problema fondamentale è scegliere la storia e la nicchia di pubblico al quale è rivolta perchè non basta pensare: è drammatico, è horror, è comico o altro... se è già visto è già visto e non ci puoi fare nulla.
I caratteri principali di una serie tv, quindi, variano rispetto a quelli di un lungometraggio e stilo la mia personale classifica, sperando che qualcuno possa coglierla e portare avanti un proprio progetto.
1) nicchia di pubblico
2)soggetto
3)sceneggiatura
4) una regia accettabile
5) i dialoghi
6) il cast
7) la continuità
8) il genere
9) i messaggi impliciti
10) fortuna, tanta fortuna che auguro a questo mondo.

The walking dead è la migliore serie degli ultimi venti anni.

In attesa della sesta stagione, parliamo della pluripremiata serie tratta dall'omonimo fumetto.
The walking dead è un fenomeno, nato nel 2010, che va avanti da cinque anni e non punta ad arrestarsi.Il successo è garantito e meritato.
Raggiungendo milioni e milioni di spettatori in tutto il mondo, la serie ha conquistato premi e ha aumentato il suo pubblico con una webserie nel 2011.
Passiamo ai punti forti della serie:
Non è la solita serie di zombie, il team di sceneggiatori si esprime benissimo sulle variazioni psicologiche che possono nascere in situazioni estreme, la rassegnazione unita alla speranza, il sogno unito alla realtà, la riscoperta di piccole gioie in uno scenario apocalittico e tanto altro ancora...
Non a caso la serie è vista bene da tutti i più grandi maestri del cinema e trovare una recensione negativa è frutto di ricerche estremamente approfondite e scrupolose volte a quello specifico scopo.
La scenografia di ogni puntata è spettacolare, tutto è al posto giusto nel momento giusto. La regia, a volte cambiata e a volte fatta in cooperazione, dimostra sempre una forte attitudine alla cronologia degli eventi e al far quadrare il tutto. Il cast è eccezionale nell'interpretazione di ogni scena e ogni scenario
Pensiamo a qualche piccolo ed insignificante punto debole:
Un piccolo punto debole, comune a tutte le serie tv, è talvolta l'eccessiva lentezza di alcune puntate e quindi la poca continuità di suspance. Si aggiunga qualche piccola forzatura. Un esempio per ambo i punti:
1) le due puntate della quarta serie dedicate al governatore
2) l'inizio della quinta stagione.
Rimane comunque un prodotto validissimo.
I stagione= 92/100
II stagione= 94/100
III stagione= 89/100
IV stagione= 80/100
V stagione= 94/100
web serie= 76/100

martedì 19 maggio 2015

Trasmettono malinconia, eppure non vi sembra- Qui le scene!

C'è voluto un pò per scegliere la scena che rappresentasse il tema e, alla fine, ho deciso per la scena finale di "Pensavo fosse amore e invece era un calesse" di Massimo Troisi.
La musica di Pino Daniele accompagna le ultime tre scene: maga,viaggio e bar, fino al dialogo finale, partendo dalla famosa frase  "e allora com'è che non la amo più?".
Poco più di un minuto, un viaggio nelle paure e nei dubbi di Tommaso che, ora,  sono realtà.
L'amore è finito, nonostante tutto; l'ossessione aveva avuto la meglio sulla sua parte razionale e, nel finale, tutto questo viene espresso in maniera eccellente.
Le altre scene che avevo scelto e alle quali ho preferito questa erano:
Ex-Claudio Bisio-scena dei regali
Il mio miglior nemico- Carlo Verdone- scena dell'incontro in albergo con la figlia
Puerto Escondido-Diego Abatantuono-scena finale
Tutto l'amore del mondo- Nicolas Vaporidis- scena del regalo del padre (Sergio Rubini)

La linea sottile tra riso e pianto,come rendere il dramma?

Quanti esempi si potrebbero fare di tentativi ridicoli di far piangere? Non li contiamo e non li facciamo neanche, parliamo invece di cosa rende drammatico un evento in uno schermo.
Qualunque evento può diventare drammatico e qualunque dramma può diventare comico, ce lo insegna la storia della settima arte.
Credo che, fondamentale per la resa di un atto drammatico, sia la struttura psicologica del personaggio e l'interpretazione dell'attore, più che della frase in sè, basti pensare a "La stanza del figlio" alla scena di - tutto è sbeccato in questa casa-, cogliete qualcosa di drammatico nella frase? assolutamente no, è una frase come le altre. Eppure, Moretti, che nel film conosciamo come personaggio maniacale nelle sue fissazioni,  rende la scena triste e drammatica tanto da fartici rimanere a pensare interi minuti prima di capire perchè hai provato quella sensazione.
Ho fatto un esempio lampante di un concetto che è insito nel cinema:
Le emozioni che il film ti fa provare sono, talvolta, inspiegabili ad un occhio poco attento o alla prima visione, eppure il motivo si nasconde tra le righe e i fotogrammi della sceneggiatura e dell'interpretazione. Basta un momento, un elemento, uno sguardo o una risata fuori posto per farti giungere quella sensazione che un buon regista voleva farti giungere.
Detto questo, mi oppongo al concetto che ridere è più difficile di far piangere, tutto ha la stessa difficoltà se si vuol fare con carattere quella determinata scena.
Qui, quando il significato ti arriva in sensazioni, ma è nascosto, è nascosta anche l'arte di fare cinema...
Se una scena vi trasmette un'emozione particolare, non esitate! riguardatela tre,quattro, cinque o anche mille volte e capirete perchè!

La casa degli spiriti: August consacra Allende

Liberamente ispirato dal romanzo di Isabel Allende, il 1993 ci regala una perla.
Non ero sicuro di volerlo recensire oggi perchè trattasi si di un film drammatico, ma ripercorre la storia del Cile in maniera eccellente e fedele ( sia il romanzo, sia la pellicola).
Non ho le competenze per giudicare il romanzo di Allende, nonostante lo abbia letto, parlerò quindi del lavoro di Billie August.
Il film è più che drammatico, è straziante, tra i progetti drammatici più riusciti, grazie anche ai temi inseriti: la distopia, la famiglia, il razzismo e l'avvelenamento mentale.
Una regia buona, ma non ottima, viene compensata da dialoghi pertinenti e al passo con i tempi storici e del film, affiancati da locations e scenografie che sanno evolversi lungo la durata del lungometraggio. Io consiglio vivamente la visione, anche se avete una scarsa stima del romanzo, ma ne dubito, perchè è un film lento ma che sa tenerti lì, davanti allo schermo, a sperare che non finisca e dura 140 minuti circa.
Non so che altra considerazione fare sul film perchè il soggetto è,fedelmente, la ripresa del romanzo di Allende.
Qui c'è l'arte di straziare i cuori, di pugnalarli con la realtà più dura e cruda e reale che potesse esistere lungo i sessant'anni di Cile che attraversa il film. Non è fatto per far piangere, non è una trovata commerciale, è la giusta consacrazione di un ottimo romanzo!
LA CASA DEGLI SPIRITI: 89/100

lunedì 18 maggio 2015

Neri Parenti: in crisi da quindici anni

L'incredibile tonfo di "Ma tu di che segno 6?" ormai datato un anno, segna forse la fine dell'impero della comicità del regista che, da tempo, è in crisi.
Iniziato nel '79 e consolidato solo l'anno dopo da Fantozzi, il successo di Neri Parenti sembrava inarrestabile. 23 successi in soli diciassette anni poi si affida ai personaggi stereotipati della tv e ai figli d'arte.
Il primo film a deludere è Paparazzi 1998 e, da lì, l'inesorabile declino lo porterà a fare scelte commerciali, come gli innumerevoli "cinepanettoni", la quale fama non è delle migliori.
Continua così fino al 2011 quando, l'ultimo film di Natale, si rivela per quello che è: un enorme flop!
Tenta allora di scavare un'altra volta tra i divi della tv ma non fa altro che portare al cinema la ridicola comicità di Made in Sud prima e de I soliti idioti poi, inserendoli nella coppia di film Colpi di Fortuna e Colpi di fulmine. Solo gli episodi di Lillo e Greg sembrano salvarsi, più per bravura degli attori che per effettivo merito dei dialoghi e delle sceneggiature, ormai scadenti, di Parenti.
Insomma, Parenti ha scritto una parte di storia del cinema comico italiano negli anni '80 e '90 ma, ad oggi, mancano idee e non sembra poter riprendere la comicità dei tempi di Villaggio e Pozzetto.
Il flop dell'ultimo film, datato 2014, segna un altro evento che conferma la teoria: Neri Parenti non ha saputo cogliere le evoluzioni della comicità ed è rimasto indietro, forse troppo per tornare in gara.
Ha scavato nel barile alla ricerca dell'oro ma vi ha trovato solo fango.

quarant'anni non li sente il ragioniere: il mito di Fantozzi

Il personaggio non accenna neanche una frenata. Ugo Fantozzi ( Paolo Villaggio) torna in televisione e lo fa nel programma Porta a Porta, Raiuno.
Con Bruno Vespa come interlocutore, l'attore e scrittore italiano si racconta e racconta i propri personaggi: Non solo lo sfigatissimo Fantozzi ma anche Fracchia è al centro della discussione.
'75= esce il primo Fantozzi, destinato a diventare un successo enorme, grazie alle gag, provenienti da tutto il mondo del cinema (celebre la scena delle polpette nel centro contro l'obesità,tratta da Chaplin), che fanno dei suoi film il grottesco cinema italiano e rappresentante della spietata satira sociale.
Fantozzi lo abbiamo amato, Villaggio lo ha amato ed oggi si presenta stanco, ad 83 anni, in seconda serata.
Ci voleva essere e c'è stato, parlando di tutto, senza mai perdere quella sua vena di ironia. Dallo stuzzicare Vespa al parlare, commosso, dell'amico Faber ( raccontato al cinema dal 28 maggio 2015), non si è mai risparmiato, riuscendo ad ottenere, dopo quarant'anni, ottimi ascolti.
Villaggio appare affaticato dall'età, Fantozzi no...Fantozzi resta il mito che è sempre stato, regalandoci ore su ore di intrattenimento, regalandoci libri e, addirittura, un premio ciclistico a lui intitolato dal 1991.
Un fenomeno inarrestabile, insomma, da tramandare alle generazioni a venire, così come lo hanno tramandato a noi.

Non uccidete il cinema, non scaricate!

Solo un breve annuncio: La pirateria è un crimine non è uno slogan, è una legge.
La giustizia e l'onestà ci permetterà di non far morire il cinema, denunciate tutto,perchè questo non lo considerate uno scempio?
Coerenza e legalità!

Un fidanzato per mia moglie: tra lodi e critiche, io sto con Marengo.

Riadattamento italiano dell'omonimo lungometraggio argentino, Un fidanzato per mia moglie si presenta in Italia con un cast di attori da tv e cabarettisti, per la maggior parte.
Quando ho visto il cast sono rimasto perplesso: Cucciari? Bizzarri? Kessisoglu? eppure ho scelto di vederlo. Ho fatto bene!
Cosa si può dire sulla regia di D.Marengo, è un ottimo regista e lo ha già dimostrato con Notturno bus, suo primo lungometraggio del 2008 che lo candidò al David di Donatello per il miglior regista esordiente. Questo film, a differenza del primo, è privo di altissime pretese... è una storia da raccontare, e a noi va bene così.
Marengo ha trasformato attori di tv in attori da cinema, non sono i soliti Luca e Paolo, non è la solita Cucciari ma mettono a disposizione la propria ironia ai propri personaggi.
Permettetemi di lanciarvi un paio di consigli sul film:
1) Diffidate del "critico" Maurizio Porri, una persona che, nei dieci film migliori presenti nelle sale piazza una classifica imbarazzante= 1. Avengers-Age of ultron 2.Doraemon e,solo nono, Mia Madre di Nanni Moretti.
2) Notate bene come la scenografia e le musiche accompagnano la trama del film, niente è casuale ma, mi permetto, una piccola critica va fatta alla scelta di Ale e Franz, non li ho per niente apprezzati in questo film, una prestazione sotto le loro capacità.
Insomma, sì, vedetelo perchè non è la classica commedia, se anche con qualche difetto è un film gradevole, senza pretese e che arriva su un tema delicato nella suo quotidianità, il divorzio veloce e semplice.
UN FIDANZATO PER MIA MOGLIE= 70/100

domenica 17 maggio 2015

Moretti conferma la mia teoria e si defila dalle telecamere a Cannes!

Nanni bello, Nanni Caro.
Da Cannes, dove ieri "Mia madre" ha ricevuto, giustamente, dieci minuti di applausi, parla Moretti e lui, con il gossip e il commercio, non ci sta.
C'è una coppia perseguitata sul red carpet, che ne pensa? A Cannes si fa cinema, non gossip. Secco Nanni alla domanda, come secco è stato alla domanda sugli altri due italiani in gara "Garrone e Sorrentino". Non sono nemici, bene che ci siano tre italiani.
Prima di ringraziare gli organizzatori del festival per le due palme d'oro ricevute nel '94 e nel 2001, Nanni continua passando all'attacco:
L'Italia non fa niente per riprendere il cinema italiano! più secco e chiaro di così non poteva essere.
Nanni non si lamenta, Nanni fa considerazioni ed affermazioni giuste. Nanni vive in pace con gli altri, Nanni è l'eccellenza italiana, buona fortuna grandissimo Nanni!

Finanziate i cortometraggi

I corti e i medi sono alla base del cinema. Chi può vantare di aver iniziato dalla palma d'oro? penso nessuno! I filmakers, sempre più, trasmettono le loro opere a basso budget tramite corti pubblicati, oggi, su varie piattaforme web, come youtube.
Esiste un problema di "crisi" del settore? sicuramente si. Le case di produzione sono sempre più tendenti a non finanziare i giovani che si avvicinano a questo mondo: insomma, il guadagno istantaneo e sicuro la fa da padrone, purtroppo.
I prodotti, a volte buoni e a volte scadenti, sono comunque prodotti dietro ai quali c'è un lavoro e il lavoro dovrebbe essere quantomeno apprezzato poichè, in questo campo, stenta ad esistere il talento ma è la pratica, con la costanza, lo studio e l'impegno, a migliorare la tua regia e le tue storie.
E' sicuramente un campo aperto a tutti, chi non ha storie da raccontare? Purtroppo emerge chi va contro la storia eccellente del cinema nostrano, preferendo la commedia demenziale che, sempre di più, perde di significato e di valore artistico.
Prodotti a tempo determinato per menti forgiate ad arte per la cretineria e la commercialità, ecco cosa vuole oggi il mercato.
Mai, però, perdere la speranza! D'altronde, affiancato a questa realtà, c'è quel mondo di produzioni indipendenti, di registi attenti e di festival sempre più presenti nel panorama mondiale, che puntano a rilanciare l'arte del cortometraggio: la base del cinema.
Chi ha idee scriva, diriga, crei e sproni le case di produzione a scendere un poco dal loro trono di intoccabili e aiutare e F-I-N-A-N-Z-I-A-R-E i progetti dei giovani filmakers.
Buona fortuna, non vi arrendete perchè c'è una buona parte del paese che, l'eccellenza, la vuole